Dossier
Habiter et fabriquer le patrimoine urbain ?
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Pour citer cet article :

Capriotti Paola, Fava Federica, Maranghi Elena, Santangelo Angela, « Verso un patrimonio culturale abitato. Prospettive di valorizzazione attraverso la casa », dossier « Habiter et fabriquer le patrimoine urbain ? », 7 octobre 2019, www.reseau-lieu.archi.fr/a46

Verso un patrimonio culturale abitato. Prospettive di valorizzazione attraverso la casa

Par  Capriotti Paola,  Fava Federica,  Maranghi Elena ,  Santangelo Angela
Laureata in Giurisprudenza e dottore di ricerca in Pianificazione territoriale e Politiche Pubbliche del territorio (...)
Dottore di ricerca in Architettura. Attualmente è assegnista di ricerca all’Università degli Studi di Roma Tre, dove lavora (...)
Laureata in Architettura e dottore di ricerca in Tecnica Urbanistica, è assegnista di ricerca presso il DAStU del (...)
Ingegnere edile e dottore di ricerca in Architettura, è attualmente assegnista di ricerca presso il CIRI Edilizia e (...)

Résumé
Cette contribution procède des premières considérations établies sur la base des recherches menées au sein du FedercasaLAB, un laboratoire de recherche et d’expérimentation mis en place par Federcasa pour analyser le rôle des bailleurs de logements sociaux dans les processus de régénération urbaine. Trois cas de réhabilitation de logements sociaux y sont présentés et discutés. Les pratiques choisies, qui diffèrent selon l’échelle des territoires dans lesquels elles sont s’insèrent, mettent en évidence les opportunités offertes par les monuments inutilisés et le potentiel des processus qui impliquent la participation de plusieurs acteurs publics en synergie avec des acteurs culturels, entrepreneurs et associations, et qui ont l’ambition de produire des effets régénérateurs. Les activités de reconnaissance menées par les chercheurs peuvent contribuer à valoriser les pratiques qui restituent le patrimoine à la jouissance publique, en mettant en évidence les éléments permettant leur réplicabilité à différentes échelles territoriales.
Abstract
Il contributo proposto scaturisce dalle considerazioni preliminari elaborate in seno all’attività di ricerca condotta nell’ambito del FedercasaLAB, laboratorio di ricerca e sperimentazione promosso da Federcasa per indagare il ruolo delle aziende casa nei processi di rigenerazione urbana. Tre casi di rigenerazione di Edilizia Residenziale Pubblica sono presentati e discussi. Le pratiche scelte, differenti per la scala dei territori all’interno dei quali si collocano, mettono in luce le opportunità offerte dagli immobili di interesse culturale inutilizzati e le potenzialità dei processi che vedono la compartecipazione di più attori pubblici in sinergia con attori imprenditoriali, culturali e civici e che hanno l’ambizione di produrre effetti rigenerativi. L’attività ricognitiva da parte dei ricercatori può contribuire alla valorizzazione di quelle pratiche che restituiscono il patrimonio culturale alla fruizione pubblica, mettendone in evidenza gli elementi che ne consentono una replicabilità alle diverse scale territoriali.

La prospettiva che qui si riporta è quella elaborata in seno all’attività di ricerca condotta nell’ambito del FedercasaLAB [1], laboratorio di ricerca e sperimentazione promosso da Federcasa
 [2] per indagare il ruolo delle aziende casa nei processi di rigenerazione urbana. In particolare, l’attività di ricerca si è concentrata sulle opportunità che il patrimonio immobiliare esistente può offrire ai fini dell’incremento della disponibilità di casa accessibile [3] e sulle strategie che possono far scaturire, da questo, effetti rigenerativi per i contesti di intervento. L’obiettivo perseguito consiste quindi nella valorizzazione [4] funzionale del patrimonio urbano, per restituire all’uso i beni inutilizzati e sottoutilizzati e fare così fronte al fabbisogno abitativo. In questa direzione il gruppo di ricerca ha scelto di dedicare ampio spazio all’individuazione di casi studio. Il caso studio ha infatti, da un lato, permesso di mettere in luce gli elementi di fattibilità e di replicabilità degli interventi, dall’altro, ha anche svelato, con particolare riferimento ai beni culturali, percorsi inediti che si sono dimostrati efficaci nel riadattare il patrimonio alla funzione abitativa garantendone al contempo la fruizione pubblica e pertanto l’accrescimento del suo valore sociale ed economico. [5]
Attraverso l’attività ricognitiva, si individua quindi uno dei molteplici ruoli che i ricercatori possono assumere : quello di valorizzare esperienze che, seppur minoritarie e puntuali, si dimostrano capaci di contribuire al rinnovamento delle funzioni che il patrimonio culturale può assumere all’interno di processi complessi di ripensamento delle città. La maggiore diffusione e promozione di questo tipo di pratiche permetterebbe infatti di estendere la possibilità di combinare la risposta a una domanda crescente di casa per le fasce più fragili con la riattivazione di un patrimonio inutilizzato di ampie dimensioni.
Tra i casi selezionati, tre sono quelli che meglio evidenziano le opportunità offerte da immobili inutilizzati appartenenti al patrimonio culturale (ex d.lgs. 42/2004) : il borgo di San Fruttuoso di Camogli (GE), la Torre degli Sciri a Perugia e il complesso delle Murate a Firenze. Si tratta di pratiche che, oltre a sottrarre all’abbandono immobili di pregio garantendone una fruizione pubblica, contribuiscono attivamente a contrastare i fenomeni di spopolamento delle aree interne (San Fruttuoso) e i processi di gentrificazione di centri storici, creando servizi e piattaforme in grado di favorire la coesione sociale (Perugia e Firenze). Si tratta quindi di processi che vedono la compartecipazione di più attori pubblici in sinergia con attori imprenditoriali, culturali e civici e hanno l’ambizione di produrre effetti rigenerativi in tre realtà molto differenti per scala : rispettivamente un borgo, una città di medie dimensioni e una città metropolitana.
Il primo dei casi esaminati, il borgo di San Fruttuoso di Camogli, riguarda un antico borgo di pescatori che sorge nell’omonima baia, raggiungibile unicamente a piedi attraverso un sentiero che percorre il monte di Portofino, oppure via mare. Il valore del complesso si deve in particolare alla presenza dell’Abbazia di San Fruttuoso, dalla fine degli anni Ottanta patrimonio del FAI. [6]
In corso di abbandono e spopolamento durante gli anni Ottanta, il borgo è stato oggetto di un intervento promosso dalla Regione Liguria, attraverso il Piano Paesistico, in collaborazione con altri attori, che ha avuto inizio nel 1996 per concludersi nel 2016. La Regione ha acquisito i beni oggetto dell’intervento, mirando al ripopolamento del borgo, alla permanenza degli abitanti, alla salvaguardia delle condizioni ambientali e culturali del sito. Si tratta di un caso particolare perché unico nel suo genere, tanto per le caratteristiche di alto pregio e valore storico-artistico e culturale del luogo, nonché per sua la scarsissima accessibilità e vocazione turistica, che ha costituito un elemento di difficoltà nella realizzazione degli interventi. Un accento particolare è stato posto anche all’attivazione di micro-economie locali, che andassero a sostenere la comunità degli inquilini e dei residenti.
L’idea di inserire alloggi di Edilizia Residenziale Pubblica (d’ora in avanti ERP), con il supporto di ARTE Genova, in questo contesto si pone come elemento di discontinuità rispetto alla “normale” localizzazione dell’ERP, ma di grande valore e potenzialità, in quanto in grado di innescare nuovi immaginari e pratiche per favorire il recupero di luoghi ormai disabitati. Dal punto di vista della replicabilità dell’intervento, si tratta inoltre di una pratica che potrebbe essere adottata anche nelle strategie di valorizzazione di altre aree interne di pregio, ovviamente combinata a una politica che intervenga sull’economia locale e sui servizi.
Il secondo caso, localizzato nel centro storico di una città di medie dimensioni, è rappresentato dalla Torre degli Sciri, l’ultima testimonianza di torre medievale del suo genere ancora presente nel centro storico di Perugia, dal quale svetta per un’altezza di oltre quaranta metri. Dalla fine del XVII secolo, la torre e il palazzo annesso costituiscono un unico complesso conventuale gestito dai Padri dell’Oratorio di San Filippo Neri e dedicato all’accoglienza di ragazze povere, funzione che ha mantenuto fino al 2011. Dal 2008 l’area entra infatti a far parte del Programma Urbano Complesso 2 - PUC2, attuato in sinergia tra Comune di Perugia, Regione e ATER Umbria e privati, con l’obiettivo di avviare la riqualificazione di una zona del centro storico della città, e in particolare delle proprietà pubbliche destinate all’ERP.
L’intervento di ATER Umbria, su mandato del Comune di Perugia, ha permesso di ricavare nell’ex-convento 12 alloggi, assegnati a canone concordato a giovani coppie, mentre alcuni immobili a piano terra e di proprietà privata sono stati trasformati in negozi. La riqualificazione della torre ha inoltre generato un forte interesse degli abitanti che, riuniti nell’associazione Priori, gestiscono oggi le visite guidate all’interno del bene. La buona riuscita di questa prima collaborazione ha quindi motivato l’avvio di un’ulteriore partnership ATER-cittadini, culminata con il restauro di un’ex-cappella, presente nello stesso stabile, e promosso dall’associazione.
Come nel caso di San Fruttuoso, l’inserimento di alloggi pubblici all’interno del tessuto storico della città racconta un’azione in controtendenza rispetto alla localizzazione prevalentemente periferica dell’edilizia residenziale pubblica. Il processo rigenerativo innescato dall’intervento della Torre degli Sciri si configura dichiaratamente come una strategia anti-gentrificazione, in contrasto ai meccanismi immobiliari espulsivi molto spesso conseguenza della valorizzazione e rigenerazione dei centri storici.
Intervenendo su un contesto storico di assoluto pregio, l’Azienda diviene quindi garante della missione sociale dell’operazione, assicurando l’accesso alla casa a soggetti con maggiori fragilità.
Seppur estranea alle iniziali intenzioni, la mobilitazione degli abitanti, e a seguire la capacità supportiva svolta dall’azienda, descrivono la capacità di questo tipo di progetti rigenerativi del patrimonio esistente di dare vita ad un nuovo fermento e a nuove dinamiche a livello territoriale, oggi centrali nel dibattito sull’innovazione sociale dei patrimoni urbani.
L’ultimo dei tre casi riguarda il complesso monumentale delle Murate a Firenze, originariamente convento di clausura (1424-1808), trasformato poi in carcere maschile dal 1851 fino al 1983, anno in cui viene abbandonato a seguito della costruzione del nuovo carcere di Sollicciano. Con il Progetto Unitario di Recupero approvato nel 1998 è stata programmata la conversione dell’intero complesso in alloggi di edilizia residenziale pubblica (circa 100) abbinati a un mix funzionale ai piani terra dove si sono insediate destinazioni culturali, commerciali e artigianali. Il progetto, ad oggi prossimo alla sua ultimazione, è stato attuato per stralci condotti dal Comune di Firenze e da ultimo da Casa spa, con riferimento alla progettazione di 17 alloggi.
Il complesso è diventato un punto di riferimento per l’aggregazione, non solo degli abitanti ma per la cittadinanza tutta, i turisti e gli studenti (vista la prossimità con la Scuola di Architettura dell’Università degli studi di Firenze), facilitato sia dall’insediamento di servizi attrattivi - come il Caffè letterario, il PAC (Progetti Arti Contemporanee), il Ristorante ed alcune attività commerciali - che dalla vicinanza al cuore urbano (il complesso si trova a 15 minuti a piedi da Piazza della Signoria).
Il tutto ulteriormente agevolato dal nuovo assetto dato al complesso di apertura verso la città che, in contrapposizione all’originaria chiusura, invita ora all’attraversamento.
In conclusione, i casi presentati e il posizionamento del lavoro del FedercasaLAB mostrano le prime potenzialità di percorsi di ricerca che indagano la valorizzazione del patrimonio urbano attraverso una regia pubblica. Guardare alle progettualità, cui hanno contribuito le Aziende Casa, delinea anche un modo di riconnettere istituzioni, cultura e città, aprendo la possibilità di recuperare, oltre al patrimonio urbano, un insieme di saperi ampiamente diffusi sul territorio. É dunque nel costruire collegamenti tra le sponde di questi estremi che si intercetta un possibile e attivo ruolo della ricerca nell’incentivare scelte di valorizzazione e gestione innovative.

San Fruttuoso di Camogli (foto fornita da ARTE Genova)

Torre degli Sciri (Foto fornita da ATER Umbria)

Piazza delle Murate (Foto fornita da Casa Spa - Firenze)

[1Il Laboratorio è formato da un Advisory Hub e da un’Unità di ricerca. L’Advisory è composto da quattordici professionalità impegnate a vario titolo nella ricerca nell’ambito delle politiche abitative e della rigenerazione urbana e assolve una funzione di impulso e di monitoraggio dell’Unità di ricerca. Quest’ultima è formata da tre ricercatrici, Federica Fava, Elena Maranghi e Angela Santangelo, selezionate attraverso una call for ideas lanciata nel giugno 2018, appartenenti a tre diverse Università (rispettivamente Università di Roma Tre, Politecnico di Milano e Università di Bologna, con le quali sono state stipulate convenzioni quadro per dichiarare una comunione di interessi sul tema di ricerca e porre le basi per eventuali future collaborazioni specifiche). Coordina e contribuisce alla ricerca Paola Capriotti. L’Unità di ricerca si è insediata il 10 gennaio 2019. È responsabile del progetto per conto di Federcasa Alessandro Almadori, presidente di ATER Umbria e membro della Giunta esecutiva di Federcasa

[2Federcasa nasce nel 1996 come trasformazione dell’Associazione nazionale istituti autonomi per le case popolari (ANIACAP) costituita nel 1950. La Federazione associa 74 enti che, in tutta Italia, da quasi un secolo costruiscono e gestiscono abitazioni sociali realizzate con fondi pubblici, ma anche con fondi propri e con prestiti agevolati. Si tratta di Istituti autonomi per le case popolari, enti in via di trasformazione e aziende che gestiscono un patrimonio di oltre 850 mila alloggi destinato ad una utenza con reddito basso o medio.

[3Ad oggi il patrimonio ERP disponibile non riesce a far fronte alla domanda ; secondo i dati forniti dalle Regioni al MIT sarebbero 319.329 le domande inevase che non trovano quindi risposta nell’offerta di alloggi pubblici (Allegato 1, Decreto MIT del 4/7/2019). Si tratta di cifre che sono destinate a crescere stando ai dati ISTAT sulla povertà in Italia che conta 1,8 milioni di famiglie in povertà assoluta. ISTAT, La Povertà in Italia 2019 (dati 2018).

[4Per un approfondimento sulla funzione di valorizzazione in ambito culturale si rinvia al contributo di Casini L., in Diritto del patrimonio culturale, Barbati C., Cammelli M., Casini L., Piperata G., Sciullo G., (a cura di), Il Mulino, Bologna, 2017, pp. 191 e ss.. Sul complesso rapporto tra cultura e sviluppo economico, che è strettamente connesso al concetto di valorizzazione, meritano invece di essere richiamate le considerazioni di G. Piperata, Cultura, sviluppo economico e...di come addomesticare gli scoiattoli, in Aedon n. 3/2018.

[5Come sottolineato da M. Ramajoli, il legislatore ha intuito che “occorre puntare sulla fruizione per invertire la tendenza al dissanguamento delle risorse pubbliche destinate alla conservazione dei beni culturali e che a tal fine si dovrebbe anzitutto migliorare l’efficacia della gestione, perché soltanto se i beni culturali riusciranno a produrre valore in maniera socialmente ed economicamente apprezzabile sarà possibile soddisfare le condizioni (prima ancora ideologiche che materiali) per un significativo ritorno dell’investimento pubblico per la loro tutela”, Le proprietà pubbliche. Tutela, valorizzazione e gestione, F. G. Scoca, A. Di Sciascio, (a cura di), Editoriale Scientifica, Napoli, 2016, p. 138.

[6Il FAI (Fondo Ambiente Italiano) è una fondazione senza scopo di lucro nata nel 1975 con il fine di tutelare e valorizzare il patrimonio storico, artistico e paesaggistico italiano.

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