La prospettiva che qui si riporta è quella elaborata in seno all’attività di ricerca condotta nell’ambito del FedercasaLAB [1], laboratorio di ricerca e sperimentazione promosso da Federcasa
[2] per indagare il ruolo delle aziende casa nei processi di rigenerazione urbana. In particolare, l’attività di ricerca si è concentrata sulle opportunità che il patrimonio immobiliare esistente può offrire ai fini dell’incremento della disponibilità di casa accessibile [3] e sulle strategie che possono far scaturire, da questo, effetti rigenerativi per i contesti di intervento. L’obiettivo perseguito consiste quindi nella valorizzazione [4] funzionale del patrimonio urbano, per restituire all’uso i beni inutilizzati e sottoutilizzati e fare così fronte al fabbisogno abitativo. In questa direzione il gruppo di ricerca ha scelto di dedicare ampio spazio all’individuazione di casi studio. Il caso studio ha infatti, da un lato, permesso di mettere in luce gli elementi di fattibilità e di replicabilità degli interventi, dall’altro, ha anche svelato, con particolare riferimento ai beni culturali, percorsi inediti che si sono dimostrati efficaci nel riadattare il patrimonio alla funzione abitativa garantendone al contempo la fruizione pubblica e pertanto l’accrescimento del suo valore sociale ed economico. [5]
Attraverso l’attività ricognitiva, si individua quindi uno dei molteplici ruoli che i ricercatori possono assumere : quello di valorizzare esperienze che, seppur minoritarie e puntuali, si dimostrano capaci di contribuire al rinnovamento delle funzioni che il patrimonio culturale può assumere all’interno di processi complessi di ripensamento delle città. La maggiore diffusione e promozione di questo tipo di pratiche permetterebbe infatti di estendere la possibilità di combinare la risposta a una domanda crescente di casa per le fasce più fragili con la riattivazione di un patrimonio inutilizzato di ampie dimensioni.
Tra i casi selezionati, tre sono quelli che meglio evidenziano le opportunità offerte da immobili inutilizzati appartenenti al patrimonio culturale (ex d.lgs. 42/2004) : il borgo di San Fruttuoso di Camogli (GE), la Torre degli Sciri a Perugia e il complesso delle Murate a Firenze. Si tratta di pratiche che, oltre a sottrarre all’abbandono immobili di pregio garantendone una fruizione pubblica, contribuiscono attivamente a contrastare i fenomeni di spopolamento delle aree interne (San Fruttuoso) e i processi di gentrificazione di centri storici, creando servizi e piattaforme in grado di favorire la coesione sociale (Perugia e Firenze). Si tratta quindi di processi che vedono la compartecipazione di più attori pubblici in sinergia con attori imprenditoriali, culturali e civici e hanno l’ambizione di produrre effetti rigenerativi in tre realtà molto differenti per scala : rispettivamente un borgo, una città di medie dimensioni e una città metropolitana.
Il primo dei casi esaminati, il borgo di San Fruttuoso di Camogli, riguarda un antico borgo di pescatori che sorge nell’omonima baia, raggiungibile unicamente a piedi attraverso un sentiero che percorre il monte di Portofino, oppure via mare. Il valore del complesso si deve in particolare alla presenza dell’Abbazia di San Fruttuoso, dalla fine degli anni Ottanta patrimonio del FAI. [6]
In corso di abbandono e spopolamento durante gli anni Ottanta, il borgo è stato oggetto di un intervento promosso dalla Regione Liguria, attraverso il Piano Paesistico, in collaborazione con altri attori, che ha avuto inizio nel 1996 per concludersi nel 2016. La Regione ha acquisito i beni oggetto dell’intervento, mirando al ripopolamento del borgo, alla permanenza degli abitanti, alla salvaguardia delle condizioni ambientali e culturali del sito. Si tratta di un caso particolare perché unico nel suo genere, tanto per le caratteristiche di alto pregio e valore storico-artistico e culturale del luogo, nonché per sua la scarsissima accessibilità e vocazione turistica, che ha costituito un elemento di difficoltà nella realizzazione degli interventi. Un accento particolare è stato posto anche all’attivazione di micro-economie locali, che andassero a sostenere la comunità degli inquilini e dei residenti.
L’idea di inserire alloggi di Edilizia Residenziale Pubblica (d’ora in avanti ERP), con il supporto di ARTE Genova, in questo contesto si pone come elemento di discontinuità rispetto alla “normale” localizzazione dell’ERP, ma di grande valore e potenzialità, in quanto in grado di innescare nuovi immaginari e pratiche per favorire il recupero di luoghi ormai disabitati. Dal punto di vista della replicabilità dell’intervento, si tratta inoltre di una pratica che potrebbe essere adottata anche nelle strategie di valorizzazione di altre aree interne di pregio, ovviamente combinata a una politica che intervenga sull’economia locale e sui servizi.
Il secondo caso, localizzato nel centro storico di una città di medie dimensioni, è rappresentato dalla Torre degli Sciri, l’ultima testimonianza di torre medievale del suo genere ancora presente nel centro storico di Perugia, dal quale svetta per un’altezza di oltre quaranta metri. Dalla fine del XVII secolo, la torre e il palazzo annesso costituiscono un unico complesso conventuale gestito dai Padri dell’Oratorio di San Filippo Neri e dedicato all’accoglienza di ragazze povere, funzione che ha mantenuto fino al 2011. Dal 2008 l’area entra infatti a far parte del Programma Urbano Complesso 2 - PUC2, attuato in sinergia tra Comune di Perugia, Regione e ATER Umbria e privati, con l’obiettivo di avviare la riqualificazione di una zona del centro storico della città, e in particolare delle proprietà pubbliche destinate all’ERP.
L’intervento di ATER Umbria, su mandato del Comune di Perugia, ha permesso di ricavare nell’ex-convento 12 alloggi, assegnati a canone concordato a giovani coppie, mentre alcuni immobili a piano terra e di proprietà privata sono stati trasformati in negozi. La riqualificazione della torre ha inoltre generato un forte interesse degli abitanti che, riuniti nell’associazione Priori, gestiscono oggi le visite guidate all’interno del bene. La buona riuscita di questa prima collaborazione ha quindi motivato l’avvio di un’ulteriore partnership ATER-cittadini, culminata con il restauro di un’ex-cappella, presente nello stesso stabile, e promosso dall’associazione.
Come nel caso di San Fruttuoso, l’inserimento di alloggi pubblici all’interno del tessuto storico della città racconta un’azione in controtendenza rispetto alla localizzazione prevalentemente periferica dell’edilizia residenziale pubblica. Il processo rigenerativo innescato dall’intervento della Torre degli Sciri si configura dichiaratamente come una strategia anti-gentrificazione, in contrasto ai meccanismi immobiliari espulsivi molto spesso conseguenza della valorizzazione e rigenerazione dei centri storici.
Intervenendo su un contesto storico di assoluto pregio, l’Azienda diviene quindi garante della missione sociale dell’operazione, assicurando l’accesso alla casa a soggetti con maggiori fragilità.
Seppur estranea alle iniziali intenzioni, la mobilitazione degli abitanti, e a seguire la capacità supportiva svolta dall’azienda, descrivono la capacità di questo tipo di progetti rigenerativi del patrimonio esistente di dare vita ad un nuovo fermento e a nuove dinamiche a livello territoriale, oggi centrali nel dibattito sull’innovazione sociale dei patrimoni urbani.
L’ultimo dei tre casi riguarda il complesso monumentale delle Murate a Firenze, originariamente convento di clausura (1424-1808), trasformato poi in carcere maschile dal 1851 fino al 1983, anno in cui viene abbandonato a seguito della costruzione del nuovo carcere di Sollicciano. Con il Progetto Unitario di Recupero approvato nel 1998 è stata programmata la conversione dell’intero complesso in alloggi di edilizia residenziale pubblica (circa 100) abbinati a un mix funzionale ai piani terra dove si sono insediate destinazioni culturali, commerciali e artigianali. Il progetto, ad oggi prossimo alla sua ultimazione, è stato attuato per stralci condotti dal Comune di Firenze e da ultimo da Casa spa, con riferimento alla progettazione di 17 alloggi.
Il complesso è diventato un punto di riferimento per l’aggregazione, non solo degli abitanti ma per la cittadinanza tutta, i turisti e gli studenti (vista la prossimità con la Scuola di Architettura dell’Università degli studi di Firenze), facilitato sia dall’insediamento di servizi attrattivi - come il Caffè letterario, il PAC (Progetti Arti Contemporanee), il Ristorante ed alcune attività commerciali - che dalla vicinanza al cuore urbano (il complesso si trova a 15 minuti a piedi da Piazza della Signoria).
Il tutto ulteriormente agevolato dal nuovo assetto dato al complesso di apertura verso la città che, in contrapposizione all’originaria chiusura, invita ora all’attraversamento.
In conclusione, i casi presentati e il posizionamento del lavoro del FedercasaLAB mostrano le prime potenzialità di percorsi di ricerca che indagano la valorizzazione del patrimonio urbano attraverso una regia pubblica. Guardare alle progettualità, cui hanno contribuito le Aziende Casa, delinea anche un modo di riconnettere istituzioni, cultura e città, aprendo la possibilità di recuperare, oltre al patrimonio urbano, un insieme di saperi ampiamente diffusi sul territorio. É dunque nel costruire collegamenti tra le sponde di questi estremi che si intercetta un possibile e attivo ruolo della ricerca nell’incentivare scelte di valorizzazione e gestione innovative.

San Fruttuoso di Camogli (foto fornita da ARTE Genova)

Torre degli Sciri (Foto fornita da ATER Umbria)

Piazza delle Murate (Foto fornita da Casa Spa - Firenze)